I proprietari amano profondamente questo microcosmo ereditato dagli avi e si dedicano a una paziente opera di studio e restauro per riportare alla luce una storia insospettabile. Anche per questo Monte Sante Marie è meta invitante. Ma l’invito non è per tutti…
Chi ama il tempo libero che scorre veloce, chi cerca piscine e minigolf, chi sogna la mondanità rumorosa non venga qui. Questa è la meta di un numero contenuto di persone sensibili più al buon gusto che al lusso, che ricercano una quiete elegante (l’otium di latina memoria) e che intendono godere di tutti i vantaggi di una casa in Toscana senza affrontarne gli inconvenienti.
Chi si rifugia al Monte trova ritmi lenti, silenzi rotti dai rumori del lavoro nei campi e di una natura di straordinaria bellezza, solitudini stemperate da incontri che forano l’estraneità. Questo è un luogo antico dove la storia è passata lasciando sul suo volto rughe d’espressione felici e vive ancora di questo, conservando orgogliosa, nel cuore delle sue murature antiche, la memoria degli inizi che a distanza di milletrecento anni è la vera ricchezza del luogo.
Tredici secoli a volte anche drammatiche, che dall’Alto Medioevo in su hanno marcato ogni pietra, ogni mattone, ogni fessura fino ai giorni d’oggi.
Come ogni luogo verace che si rispetti, anche Monte Sante Marie possiede dunque requisiti precisi: l’ubicazione in un luogo molto ameno e a volte un po’ corrusco, tra paesaggi spettacolari, defilato ma solare, ricco di testimonianze del passaggio di personaggi ora illustri e ora sconosciuti. Castello, paese, fattoria, casa, rifugio laboratorio e tutte le cose insieme.
Secondo i punti di osservazione ora il borgo si intravede nel paesaggio accecante delle Crete Senesi, seminascosto da una corona di cipressi, ora spicca in cima alla collina, isolato e incombente. Con le sue mura di mattoni rossi ben piantate su fondamenta di tufo millenario sembra quasi galleggiare sul mare argilloso.
Qui aleggiano tante idee, tutte intrecciate tra loro e sempre condizionate da mezzi, circostanze, imprevisti.
Quella fondamentale: riportare Monte Sante Marie a essere ciò che fu, un’illuminata e sobria residenza per “neorurali”, con una raffinatezza segreta che ben s’iscrive nel carattere riservato di questi luoghi e delle persone che vi vivono. Dove l’eleganza è soprattutto nei modi spicci, nelle poche parole, nei consumi non vistosi e in case che non hanno niente di opulento, sono di mattoni caldi e semplici, arredate senza chiasso, coi pavimenti in cotto, le travi in legno, gli archi, le tracce di vecchi camini, gli antichi acquai di pietra e di graniglia, mobili spartani e comodi, vicoli sinuosi, scale, fughe di cortili, giardini, orci, rari vitigni riscoperti per caso e ricoltivati tra mille progetti, alberi da frutta di specie desuete, cipressi secolari.
Alcuni edifici sono stati recuperati per ospitare visitatori, buongustai, amanti della storia, dell’architettura e del paesaggio, piccoli incontri e gruppi di lavoro. Intorno, 227 ettari di tenuta. Lontano, ma non troppo, i profili inconfondibili di Siena, del Monte Amiata, di Montalcino e di Radicofani. La piazzetta dove si affacciano la vecchia scuola e la chiesa di San Bartolomeo, così come la terrazza dell’antica torre, il giardino monumentale, cortili e cortiletti si animano ora con le serate musicali “a veglia” tra amici e le vivaci discussioni degli ospiti seduti a prendere il fresco parlando di libri, dischi, ruralità perduta.