Ciò che rende Monte Sante Marie diverso da tutto è che, nel bene e nel male, il luogo è il frutto di una ininterrotta stratificazione: architettonica, sociale, demografica, agronomica, naturalistica e culturale.
I segni di tutto questo abbondano. Alcuni sono palesi, altri vanno colti osservando con attenzione, altri affiorano appena e richiedono intuito. Altri infine giacciono ancora sepolti, in attesa di essere disvelati.
A trent’anni del nostro reinsediamento, ogni giorno abbiamo ancora il piacere di sorprenderci di fronte alle continue scoperte d’ogni tipo, grandi e piccole, che questo posto ci offre.
L’architettura.
Monte Sante Marie è innanzitutto una sorta di “libro aperto” di architettura applicata: fondazioni altomedievali, porzioni di mura castellane e strutture difensive (compreso un bastione dalle viscere misteriose), cunicoli che collegano gli edifici, poderi-gioiello come il duecentescoPalazzo I, già sede templare e vincolato come beni storico-artistico, stanze segrete, perdute e ritrovate, scantinati che riaffiorano dal nulla, scritte, disegni, dipinti, graffiti, date, firme lasciate da cinquanta generazioni che qui si sono succedute.
E’ l’affascinante storia della lenta “conversione” da rocca a borgo e poi a fattoria, con gli archivi che offrono sempre nuovi spunti di indagine sul passato.
Monte Sante Marie, esempio tangibile di un continuo processo di adattamento alle vicende socioeconomiche succedutesi nel tempo, è non a caso costante oggetto di studi, ricerche e tesi di laurea.
L’Arte.
Questo è un luogo molto amato dagli artisti, che lo frequentano e lasciano la loro testimonianza: da George Schneeman a Massimo Giannoni, da Erwin Eberl a Piergiorgio Balocchi.
L’olio su tavola della Madonna con Bambino di Pellegrino di Mariano Rossini, maestro del ‘400 senese, ora conservato nel magnifico Museo di Palazzo Corboli ad Asciano, proviene dalla chiesa di San Bartolomeo in Monte Sante Marie. Ove, nella nicchia centrale maggiore, è ancora presente la scritta “restaurato nel 1582”.
E se, prima i disinvolti commerci “antiquari” della fine dell’800 (gustosa la storia, attestata dai documenti di famiglia, del pievano Villelmo che fece falsificare i dipinti medievali custoditi in chiese e cappelle del circondario per venderle e tenere per sé gli originali) poi il lungo abbandono hanno privato il borgo di moltissimi dei suoi oggetti preziosi (tele, sculture, argenterie, mobili d’epoca e perfino le antiche campane in bronzo), tutti i dintorni restano testimonianza di una ricca committenza: la pieve di San Vito, l’abbazia di Monte Oliveto, i tesori di Asciano.
Ma Monte Sante Marie è anche un pensatoio – virtuale e non – per l‘arte contemporanea più creativa e meno prevedibile: arte e ricerca scientifica, architettura scardinata, installazioni sonore, creazioni temporanee con materiali di recupero presenti in loco e lasciati al corso naturale del loro ciclo di vita sono solo alcuni dei progetti a cui stiamo lavorando…
La Natura.
Le Crete Senesi, con il loro paesaggio lunare, i calanchi e le biancane, frutto del dilavamento del suolo argilloso, sono già di per sé un fenomeno naturalistico e paesaggistico che da solo vale il viaggio.
Ma in questo contesto, l’area di Monte Sante Marie offre emergenze ambientali e florofaunistiche eccezionali. È comune l’incontro con caprioli, istrici, tassi, volpi, cinghiali, lepri, scoiattoli. In cielo volano gli aironi, le poiane, i fagiani, le upupe, i falchi, le tortore, i colombacci, gli storni e i germani. Nei punti punti remoti è tornato ad allignare il lupo, sintomo di un equilibrio ecoambientale perfetto.
All’interno della Tenuta, un percorso pedonale ed escursionistico segnalato conduce attraverso il luoghi più significativi del territorio, portando i visitatori alla scoperta di scorci angoli di campagna altrimenti irraggiungibili.